Otto parti legate in quattro volumi di cm. 19, pp. viii, 296; lxxiv, 232; 285 (1); 336 (di 352); 317 (1); 340; 372; 381 (1). Solida legatura ottocentesca in piena pergamena con nervi a vista, dorsi lisci con fregi in oro e titoli su tasselli. Poche, leggere arrossature marginali, una gora chiara appena accennata ad alcune carte, peraltro esemplare assai genuino, marginoso e ben conservato. Seconda edizione, rivista, aumentata e corretta rispetto all’originale del 1790. I due volumi d’appendice sono invece in originale (assai rari). Mancano 16 pagine all’indice finale del quarto volume. Francesco Leonardi inizia a lavorare a Parigi, a metà del Settecento, nelle cucine del Maresciallo di Richelieu. Ritorna in Italia, a Napoli, presso Michele Imperiale, principe di Francavilla e marchese d Oria: Maggiordomo maggiore del Re dal 1753. Nel 1772 è assunto dal cardinale De Bernis, ambasciatore di Francia presso la Santa Sede. Lavora in diverse campagne di Luigi XV, viaggia per tutta Europa con il generale Ivan Ivanovic Shouvaloff, gran ciambellano di Russia e, al suo seguito, giunge nel 1778 a Pietroburgo dove diviene maestro di casa del principe Grigorij Grigorevic Orloff e, alla morte di questi nel 1783, cuoco particolare e scalco dell’imperatrice Caterina II. Costretto a lasciare la Russia a causa del clima troppo rigido, rientra in Italia, dove attende alla stesura della sua prima opera, L’Apicio moderno ossia l’arte di apprestare ogni sorta di vivande e, nel 1791 è secondo cuoco e cuoco particolare del cardinale De Bernis, plenipotenziario di Luigi XV presso la Santa Sede, per il quale organizzerà un sontuoso banchetto di più di 100 persone per festeggiare la nascita del Delfino di Francia. Nel 1803 è in Austria al seguito del principe Soltikoff. Nel 1804 a Napoli presso il duca di Gravina, in qualità di maestro di casa, fino all’arrivo dei francesi e alla partenza del suo padrone per la Sicilia il 23 gennaio 1806, quindi sembra rientrare a Roma dove assiste, quale scalco, l’imperatore d’Austria, Francesco I in occasione della sua visita di stato a Roma nella primavera del 1816 nel corso del fastoso banchetto offerto al Quirinale da Pio VII. L’Apicio moderno, ossia l’arte di apprestare ogni sorta di vivande, una monumentale opera in sei tomi stampata a Roma nel 1790 e ancora nel 1807-8 con l’aggiunta di due nuovi tomi sull’arte del credenziere, che tenta il recupero di una dimensione nazionale della cucina italiana. Nell’introduzione del libro Leonardi abbozza la prima indagine storico della cucina italiana, di età romana attraverso il Rinascimento fino al 18. secolo. Leonardi voleva che il suo trattato fosse moderno, scientifico e internazionale (fino allora aveva dominato la cucina francese), realizzò perciò una specie di enciclopedia gastronomica; vi elencò tremila ricette, con storie e suggerimenti legati alla trasformazione e conservazione delle vivande. Leonardi grazie ai suoi cinquant’anni d esperienza, adattò a ricette straniere ingredienti tipicamente italiani, come la ricotta e il parmigiano. Dai tempi di Scappi, duecentocinquanta anni prima, non si era più scritto un grande manuale e L’Apicio moderno fu un capolavoro fondamentale per la cultura gastronomica italiana. In apertura dell’opera è posto, secondo lo stile francese, un cenno storico sull’evoluzione del gusto gastronomico, il primo tentativo del genere in Italia, da cui traspaiono chiaramente sia i mutamenti intervenuti nella cucina italiana nel corso dei secoli, che l’importanza delle tradizioni locali e regionali per la rinascita di un’autentica cucina italiana. Leonardi fu il primo grande cuoco ad usare stabilmente i pomodori, vantando come propria l’invenzione della classica combinazione napoletana della pasta con il pomodoro.
LEONARDI FRANCESCO.
Apicio moderno… edizione seconda revista, corretta, ed accresciuta dall’autore.
In Roma, Nella stamperia dei Giunchi, presso Carlo Mordacchini, 1807
3.300,00€
COD: 64931
Categoria: gastronomia
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